venerdì 31 ottobre 2008
La corsa della vita
Quante paure nascondiamo nel nostro cuore
Un amico ti abbandona per un universo bianco
il cui solo rimedio è la morte se non lo svegli in tempo.
Quattro parole non bastano più a trovare una ragione.
Correre, devi correre per vincere la tua gara.
Non puoi fermarti all'angolo di una strada
a guardare in faccia uno come te, egli è solo un uomo.
Aggiungere la mia ruota al carro del progresso.
Camminare, distruggere ciò che non posso comprare,
ciò che non potrò lasciare a mio figlio.
Eppure mi avevano detto che avrei trovato la felicità.
Cercare ancora il fantasma della mia esistenza
tra gli occhi sbarrati dal terrore di un bambino palestinese,
le sue pietre hanno colpito anche lo schermo della tv.
La cerco nell'inutile attesa di un bambino affamato,
la cui mano ancora vuota ricade a terra vuota anche di speranza.
Tutto è un vuoto. Desiderare ancora la luna,
e intanto corriamo a 200 all'ora nell'interminabile gioco della vita,
coprendoci di maschere per nascondere le nostre lacrime.
Illuminando ogni cosa per ingannare la nostra paura del buio.
Eppure mi avevano detto che avrei trovato la felicità.
sabato 25 ottobre 2008
Riflessioni allo specchio
Viviamo in una nazione dove i sindacati, o parte di essi, si vendono di nascosto al miglior offerente nel nome del bene di tutti.
Viviamo in una nazione governata da un manipolo di ragionieri - con tutto il rispetto per i ragionieri - la cui sola preoccupazione è quella di far quadrare i conti, il resto non conta.
Viviamo in una nazione dove se spuntano due magistrati che indagano su uomini politici "importanti" che hanno pronunciato parole compromettenti al telefono, si scopre che questi due magistrati hanno commesso di tutto e di più.
Come si sono permessi di ascoltare le parole dei politici? Come si sono permessi di disturbare gli affari di quelle intoccabili "brave persone"? Bisogna fermarli a tutti i costi questi due delinquenti, sono il diavolo in persona, meritano di essere impalati e "giustiziati", dopodichè dobbiamo essere tutti più tranquilli e sorridenti, possiamo tornare a guardare calcio e reality in tv, il male è stato sconfitto.
Viviamo in una nazione dove gli schieramenti politici sono diventati il gioco delle tre carte, dove chi le lancia ha la complicità del palo che gli sta di fronte e finge di essergli nemico. Il banco vince sempre, chi punta perde sempre...tranne il palo che divide con chi lancia le carte.
Viviamo in una nazione dove l'ideologia non ha più ideologia.
lunedì 20 ottobre 2008
Omaggio a un grandissimo
Padre contro figlio
fratello su fratello
partoriti in un avello
come carne da macello
uomini con anime
sottili come lamine
taglienti come il crimine
rabbiosi oltre ogni limite
eroi senza una terra
che combattono una guerra
tra la mafia e la camorra
Sodoma e Gomorra
Napoli e Palermo
succursali dell'inferno
divorate dall'interno
in eterno
da un tessuto tumorale
di natura criminale
e mentre il mondo sta a guardare
muto senza intervenire
Basta alla guerra fra famiglie
fomentata dalle voglie
di una moglie colle doglie
che oggi dà la vita ai figli
e domani gliela toglie
rami spogli dalle foglie
che lei taglia come paglia
e nessuno se la piglia:
è la vigilia
di una rivoluzione
alla voce del Padrino
ma don Vito Corleone
oggi è molto più vicino:
sta seduto in Parlamento
E'il momento
di sferrare un'offensiva
terminale decisiva
radicale distruttiva
oggi uniti più di prima alle cosche
fosche attitudini losche
mantenute dalle tasse
alimentate dalle tasche:
basta una busta
nella tasca giusta
in quest'Italia così laida
you gotta fight da faida
Sud non ti fare castrare
dal potere criminale
che ti vuole fermare:
guastagli la festa
abbassagli la cresta
guarda la sua testa
rotolare nella cesta
Libera la mente da ogni assurdo pregiudizio:
è l'inizio della fine del supplizio
che da secoli ti domina
ti ingoia e ti rivomita
potere di quei demoni
che noi chiamiamo "uomini"
che uccidono altri uomini
che sfruttano noi giovani
che tagliano le ali
agli angeli più deboli
Potere che soggioga
potere della droga
potere di uno Stato
che di tutto se ne frega:
strage di Bologna Ustica Gladio
cumuli di scheletri ammassati in un armadio.
Odio il tuo seme germoglia nella terra
fecondato dal sangue della guerra
e la camorra indomita ricca e strafottente
continua ad uccidere la gente.
Tombe ecatombe
esplosioni di bombe
raffiche di mitra
falcidia di bande
Cosenza Potenza
carne morta in partenza
consacrata alla violenza
senza opporre resistenza
Alpi Salento
un solo movimento:
pugni sul sistema
pretendiamo un cambiamento;
ridateci la terra
basta con la guerra
Dalla strada l'intifada
you gotta fight da faida!
Frankie HI NRG MC
Un grandissimo.
venerdì 17 ottobre 2008
La metafora del Capitano e della sua nave (3°parte)
Se ne stava lì ad osservarlo pensieroso, con l'aria di chi credeva di conoscerlo a fondo, ma che si era accorto che non era affatto così.
Dopo l'ultimo naufragio voleva starsene un pò tranquillo con se stesso lontano dalle navi. D'altronde l'ultima l'aveva fatta affondare lui di proposito. Aveva dato "istruzioni errate" (dicendo il falso) per far si che la nave naufragasse spontaneamente.
Appena scoperto che quella nave trasportava un carico di menzogne, aveva provato a liberarsene ma non riusciva a separarsi da lei.
Eppure lui voleva staccarsene, in quel modo non si sentiva più a proprio agio su essa, non si sentiva più a suo agio con se stesso.
Si sentiva come un corpo estraneo all'interno di se stesso, si sentiva rigettato dal suo stesso organismo, espulso dal suo stesso corpo.
E' per questo che aveva deciso che l'unico modo per liberarsi era quello di provocare il naufragio di quella nave, e l'aveva fatto. Aveva fatto in modo che la nave affondasse. Aveva fatto in modo che fosse la nave ad allontanarsi da lui.
E ora era lì, a guardare il mare che lo chiamava e lo invitava a tornare a navigare.
Il capitano sapeva che prima o poi sarebbe salpato di nuovo, ma non adesso. Non adesso.
martedì 14 ottobre 2008
La metafora del Capitano e della sua nave (2° parte)
Il capitano era libero. E nulla lo avrebbe più reso schiavo, ne navi ne nuovi mondi.
sabato 11 ottobre 2008
La metafora del Capitano e della sua nave (1°parte)
sabato 4 ottobre 2008
A Me
Quant’è profondo stavolta il pozzo?
Quant’è lontana stavolta la luce?
Quand’è che finirà la salita?
Domande stupide, sai già le risposte.
Il pozzo non è un pozzo ma una voragine, e tu le conosci.
La luce non è lontana, sei tu che vuoi stare al buio.
La salita sembra immensa, ma finirà prima che tu te lo chieda.
Li sento perforarmi, li sento farmi male.
Sento che arrivano dove non vorrei.
A volte mi nascondo ma non me ne vergogno.
ma l’indole non me lo permette.
Lo specchio mi riflette, ma sono io quello?
Mi sto guardando in faccia e non mi sto piacendo.
Mi sto guardando dentro e non mi riconosco.
Osservo la mia immagine e guardo gli occhi di un estraneo.
E ho paura perché non riesco a spaventarmi.
Forzare le catene.
Volare lontano all’inseguimento di me stesso.
La vera libertà si ottiene alla fine.
Ma prima mi rivoglio.
giovedì 2 ottobre 2008
La bottiglia che si infrange sulla nave
Ciò che essa si augura è che il viaggio sia lungo e attento, ma si augura anche che sia pieno di isole a cui attraccare per arricchirsi e dissetarsi di conoscenza.
Un saluto a tutti coloro che con il loro sapere vorranno contribuire ad arricchire e riempire la stiva di questa nave.