mercoledì 2 settembre 2009

Il cattivo odore dell'indifferenza

Una volta i poliziotti cercavano di reprimere le manifestazioni violente con la forza, queste manifestazioni, il più delle volte, erano organizzate da giovani manifestanti politici che in molti casi finivano in scontri con la polizia.
Oggi non si sopprime più la violenza (o presunta tale), oggi si sopprime la parola e con essa la dignità.
Siamo ormai alla repressione della idee.
I docenti precari della scuola italiana sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso sui tagli selvaggi prodotti dal Ministro Gelmini. Anche a Salerno i docenti precari si sono recati presso l’Ufficio Scolastico Provinciale per manifestare pacificamente, ma con forza, contro i tagli selvaggi fatti a colpi di mannaia dal Ministro, ma, pur essendo in tanti, erano soli.
Si ha la sensazione che si sia arrivati al “si salvi chi può”.
I tagli riguardano qualcun altro e finchè riguardano qualcun altro, e non noi, meglio far finta di nulla. Affari loro.
Più il rumore della protesta sale e più le persone sembrano voltarsi dall’altra parte, cercando magari di lavare la sporcizia della propria coscienza annegandola con overdose di tv che definire spazzatura vuol dire fargli un complimento.
Il mondo della scuola non è immune dall’infezione dell’egoismo, dal virus del mors tua vita mea.
Nel mondo della scuola si stanno pagando a carissimo prezzo quei piccoli egoismi degli anni passati. Ciascuno infatti pensava (ma forse sarebbe meglio dire credeva) di coltivare il proprio orticello. Se venivano penalizzati i non docenti, i docenti non appoggiavano coloro che decidevano di lottare. Di contro, se venivano penalizzati i docenti, il personale non docente non appoggiava chi decideva di opporsi con iniziative di vario genere. Nessun corporativismo, nessuna unione di intenti, divisi nella stessa barca che tutti sapevano piena di buchi, ma ciascuno pensava a trovare il posto per se in un angolo asciutto, mentre la barca continuava ad affondare lentamente. Non c’è stato nessun bisogno di attuare il divide et impera, la scuola ha fatto tutto da se. Ed ora ci si ritrova con l’acqua alla gola sotto i colpi di mannaia con la speranza di essere tra quelli che non verranno colpiti.
Si salvi chi può.
Quei precari erano soli a manifestare, anzi, non erano soli, di fronte a loro c’erano i poliziotti in assetto antisommossa, mentre i manifestanti cercavano attraverso la propria presenza fisica di non farsi vedere come un numero o una percentuale, ma come persone che lottano per la sopravvivenza. Molti di loro non avranno altre possibilità, saranno condannate alla disperazione.
E mentre questi precari manifestavano (pacificamente), la polizia era lì, e una di loro, una poliziotta, rivolgendosi ad alcuni insegnanti ha detto, con tono evidentemente provocatorio, che erano peggio dei bambini e dei teppisti. Chissà cosa farebbe questa poliziotta se gli togliessero il lavoro all’improvviso, e con esso la sicurezza di poter contare su un’entrata economica che oltre a permettere di sfamare i propri figli consente di tenere eretta la bandiera della propria dignità.
Forse questa poliziotta non sa cosa vuol dire essere giunti alla disperazione, vien quasi voglia di augurarglielo, ma è meglio di no.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Uno scandalo...
Guardate queste immagini...

http://tv.city.it/?v=1109