Certo che abbiamo corso un gran pericolo con le intercettazioni del Dottor Genchi. Tutti intercettati eravamo, tutti. In special modo gli indagati e i conviventi con il malaffare. E questo gran pericolo fece scomodare la preoccupazione del Presidente del consiglio, il quale consigliava di attendere "l'esplosione" dell'apertura dell'archivio Genchi, che avrebbe messo a nudo - secondo il premier - l'abuso che questo signore perpetrava ed attuava ad insaputa di tutti noi malcapitati, vittime di tale ignobile abuso. Certo poi sono subito spuntati i fabbricanti di cattivi pensieri, che hanno subito collegato le dichiarazioni del berlusca al decreto-bavaglio, definendo i proclami allarmistici del premier una sottospecie di scusa il cui unico scopo era atto a giustificare l'imbavagliamento di tutte le voci libere che intendevano pubblicare e documentare intercettazioni ormai libere da segreto istruttorio, anche quelle che riguardavano i parlamentari implicati (presumibilmente) in nebulosi (per usare un eufemismo) affari. Questi comunisti...
Si è poi scoperto che il Dottor Genchi è un profondo conoscitore della legge, un ottimo attuatore di essa ed un abile oratore, questi tre ingredienti fusi tra loro hanno prodotto un cocktail inaspettato per i suoi interlocutori, i quali sono stati, volta per volta, disintegrati nei vari dibattiti televisivi, e questo ha messo in mostra la differenza tra chi parla con conoscenza cognitiva e chi invece parla perchè lo deve fare, magari con lo scopo unico di "linciare" attraverso la gogna mediatica il bersaglio di turno. Ma stavolta l'effetto prodotto è stato l'esatto contrario, l'assalto mediatico si è rivoltato contro gli assalitori facendogli fare una figura meschina. Genchi produceva documentazioni circostanziate che poco lasciavano spazio alle opinioni, rivelava inoltre particolari scottanti su omicidi eccellenti di giudici antimafia da tutti presi ad esempio, almeno a parole. Tali particolari in un paese da definire quantomeno normale, avrebbero prodotto, come minimo, un'inchiesta tesa a chiarire dette rivelazioni, ma l'Italia non dev'essere una paese normale, visti gli sviluppi della faccenda. Infatti, Genchi è stato indagato - atto dovuto, sembra -, i suoi computer sono stati sequestrati, molti politici - da destra a sinistra - si sono compiaciuti di ciò senza farne neanche troppo mistero. Ma, ahimè, Genchi si rivolge al tribunale del riesame di Roma, e questi, dopo aver condotto l'inchiesta ed esaminato il tutto, che fa? Da ragione a Genchi, adducendo motivazioni del tipo: "non ha violato le guarentigie dei parlamentari interessati all’acquisizione dei tabulati", e ancora: "agiva di volta in volta in forza del decreto autorizzatorio del pm De Magistris, comunicandogli ogni... coinvolgimento di membri del Parlamento intestatari delle utenze", Genchi era accusato anche di accesso all'anagrafe delle agenzie delle entrate, anche su questo i giudici gli danno ragione: "non è dato comprendere il nocumento per la sicurezza dello Stato", ma soprattutto "il tribunale non rinviene la norma di legge".
Tutto questo mi fa apparire nella penombra del mio inconscio un embrione di pensiero che consiglia di considerare la possibilità di potermi dover porre una leggera domanda nella domanda: Ma vuoi vedere che Genchi in tutta questa faccenda ha ragione? E se lui ha ragione, chi ha torto?
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