Il termovalorizzatore gia terminato al 99 per cento era stato bloccato dalla magistratura per gravi irregolarità. Non capisco perché allora Bassolino è un delinquente e Bertolaso (anche lui già due volte Commissario con pieni poteri) è un eroe . Nell'ennesima telenovela dell’uomo di Arcore tutti a dire che ha fatto il miracolo, ma invece ha solo completato l'uno per cento del lavoro, scaricato un pò di immondizia in Nord Italia dove i bravi Padani hanno acconsentito e lasciato il resto nella provincia di Napoli (comprese le famose ecoballe a milioni ancora intatte). Finale: l’uomo di Arcore vince le elezioni, i Padani hanno le ronde, Bertolaso (probabilmente) la figlia Eurodeputata e i Napoletani ancora tanta immondizia che però in TV non si vedrà.
Applausi.
giovedì 30 aprile 2009
martedì 21 aprile 2009
La satira
La satira è fatta da uomini che analizzano avvenimenti e li rappresentano attraverso pensieri messi in grafica che possono spingersi talvolta al punto estremo dell'argomento trattato. Arte di pensiero trasmessa al pubblico che viene stimolato alla riflessione ed indotto al sorriso in un tutt'uno che a causa di ciò viene reso opportuno, puntuale ed importante nell'analisi sintetica dell'argomento questionato.
Questa, secondo me, l'idea e la funzione della satira, che mai può essere pericolosa, se non nel momento in cui qualcuno decide di additarla e demonizzarla, urlando contro essa e sproporzionandone in tal modo i significati ed i contenuti, deformando di conseguenza l'impatto successivo alla proposizione di essa che altro non era se non una fastidiosa/elegante stoccata di fioretto e che invece (grazie a chi non la accetta per quello che è) può diventare un colpo di pistola.
Questa, secondo me, l'idea e la funzione della satira, che mai può essere pericolosa, se non nel momento in cui qualcuno decide di additarla e demonizzarla, urlando contro essa e sproporzionandone in tal modo i significati ed i contenuti, deformando di conseguenza l'impatto successivo alla proposizione di essa che altro non era se non una fastidiosa/elegante stoccata di fioretto e che invece (grazie a chi non la accetta per quello che è) può diventare un colpo di pistola.
venerdì 17 aprile 2009
L'archivio Genchi
Certo che abbiamo corso un gran pericolo con le intercettazioni del Dottor Genchi. Tutti intercettati eravamo, tutti. In special modo gli indagati e i conviventi con il malaffare. E questo gran pericolo fece scomodare la preoccupazione del Presidente del consiglio, il quale consigliava di attendere "l'esplosione" dell'apertura dell'archivio Genchi, che avrebbe messo a nudo - secondo il premier - l'abuso che questo signore perpetrava ed attuava ad insaputa di tutti noi malcapitati, vittime di tale ignobile abuso. Certo poi sono subito spuntati i fabbricanti di cattivi pensieri, che hanno subito collegato le dichiarazioni del berlusca al decreto-bavaglio, definendo i proclami allarmistici del premier una sottospecie di scusa il cui unico scopo era atto a giustificare l'imbavagliamento di tutte le voci libere che intendevano pubblicare e documentare intercettazioni ormai libere da segreto istruttorio, anche quelle che riguardavano i parlamentari implicati (presumibilmente) in nebulosi (per usare un eufemismo) affari. Questi comunisti...
Si è poi scoperto che il Dottor Genchi è un profondo conoscitore della legge, un ottimo attuatore di essa ed un abile oratore, questi tre ingredienti fusi tra loro hanno prodotto un cocktail inaspettato per i suoi interlocutori, i quali sono stati, volta per volta, disintegrati nei vari dibattiti televisivi, e questo ha messo in mostra la differenza tra chi parla con conoscenza cognitiva e chi invece parla perchè lo deve fare, magari con lo scopo unico di "linciare" attraverso la gogna mediatica il bersaglio di turno. Ma stavolta l'effetto prodotto è stato l'esatto contrario, l'assalto mediatico si è rivoltato contro gli assalitori facendogli fare una figura meschina. Genchi produceva documentazioni circostanziate che poco lasciavano spazio alle opinioni, rivelava inoltre particolari scottanti su omicidi eccellenti di giudici antimafia da tutti presi ad esempio, almeno a parole. Tali particolari in un paese da definire quantomeno normale, avrebbero prodotto, come minimo, un'inchiesta tesa a chiarire dette rivelazioni, ma l'Italia non dev'essere una paese normale, visti gli sviluppi della faccenda. Infatti, Genchi è stato indagato - atto dovuto, sembra -, i suoi computer sono stati sequestrati, molti politici - da destra a sinistra - si sono compiaciuti di ciò senza farne neanche troppo mistero. Ma, ahimè, Genchi si rivolge al tribunale del riesame di Roma, e questi, dopo aver condotto l'inchiesta ed esaminato il tutto, che fa? Da ragione a Genchi, adducendo motivazioni del tipo: "non ha violato le guarentigie dei parlamentari interessati all’acquisizione dei tabulati", e ancora: "agiva di volta in volta in forza del decreto autorizzatorio del pm De Magistris, comunicandogli ogni... coinvolgimento di membri del Parlamento intestatari delle utenze", Genchi era accusato anche di accesso all'anagrafe delle agenzie delle entrate, anche su questo i giudici gli danno ragione: "non è dato comprendere il nocumento per la sicurezza dello Stato", ma soprattutto "il tribunale non rinviene la norma di legge".
Tutto questo mi fa apparire nella penombra del mio inconscio un embrione di pensiero che consiglia di considerare la possibilità di potermi dover porre una leggera domanda nella domanda: Ma vuoi vedere che Genchi in tutta questa faccenda ha ragione? E se lui ha ragione, chi ha torto?
Si è poi scoperto che il Dottor Genchi è un profondo conoscitore della legge, un ottimo attuatore di essa ed un abile oratore, questi tre ingredienti fusi tra loro hanno prodotto un cocktail inaspettato per i suoi interlocutori, i quali sono stati, volta per volta, disintegrati nei vari dibattiti televisivi, e questo ha messo in mostra la differenza tra chi parla con conoscenza cognitiva e chi invece parla perchè lo deve fare, magari con lo scopo unico di "linciare" attraverso la gogna mediatica il bersaglio di turno. Ma stavolta l'effetto prodotto è stato l'esatto contrario, l'assalto mediatico si è rivoltato contro gli assalitori facendogli fare una figura meschina. Genchi produceva documentazioni circostanziate che poco lasciavano spazio alle opinioni, rivelava inoltre particolari scottanti su omicidi eccellenti di giudici antimafia da tutti presi ad esempio, almeno a parole. Tali particolari in un paese da definire quantomeno normale, avrebbero prodotto, come minimo, un'inchiesta tesa a chiarire dette rivelazioni, ma l'Italia non dev'essere una paese normale, visti gli sviluppi della faccenda. Infatti, Genchi è stato indagato - atto dovuto, sembra -, i suoi computer sono stati sequestrati, molti politici - da destra a sinistra - si sono compiaciuti di ciò senza farne neanche troppo mistero. Ma, ahimè, Genchi si rivolge al tribunale del riesame di Roma, e questi, dopo aver condotto l'inchiesta ed esaminato il tutto, che fa? Da ragione a Genchi, adducendo motivazioni del tipo: "non ha violato le guarentigie dei parlamentari interessati all’acquisizione dei tabulati", e ancora: "agiva di volta in volta in forza del decreto autorizzatorio del pm De Magistris, comunicandogli ogni... coinvolgimento di membri del Parlamento intestatari delle utenze", Genchi era accusato anche di accesso all'anagrafe delle agenzie delle entrate, anche su questo i giudici gli danno ragione: "non è dato comprendere il nocumento per la sicurezza dello Stato", ma soprattutto "il tribunale non rinviene la norma di legge".
Tutto questo mi fa apparire nella penombra del mio inconscio un embrione di pensiero che consiglia di considerare la possibilità di potermi dover porre una leggera domanda nella domanda: Ma vuoi vedere che Genchi in tutta questa faccenda ha ragione? E se lui ha ragione, chi ha torto?
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