Pubblico una lettera che un collaboratore scolastico (una volta detti bidelli) ha inviato al quotidiano "Libero", diretto da Vittorio Feltri, in risposta ad un articolo apparso giorni fa sulle pagine del suddetto giornale che titolava: "Ci sono più bidelli che carabinieri".
Leggetela con attenzione.
Al Direttore del quotidiano LIBERO
Dott. Vittorio Feltri
Spett.le Direttore.
Le scrivo per richiamare la sua attenzione su un servizio apparso sul quotidiano da Lei diretto il giorno 23/09/2008.
Il servizio in questione trattava di un’inchiesta fatta sui collaboratori scolastici (una volta detti bidelli).
Detta inchiesta tracciava il profilo del coll. scol. attraverso i seguenti dati:
1. i collaboratori scolastici sono più numerosi dei carabinieri
2. ce n’è in media uno ogni 2 aule
3. costano allo Stato € 4.000.000.000 all’anno
chi non è dentro l’ambiente scolastico sarà sicuramente scandalizzato da questi dati, ma a chi nell’ambiente scolastico (come il sottoscritto) ci lavora, la cosa che salta subito all’occhio è che i suddetti dati sono chiaramente “camuffati” al fine di indirizzare l’inchiesta verso una sorta di grido allo scandalo come se i coll. scol. fossero una casta.
Egregio Direttore, mi permetta, non foss’altro per diritto di replica, di darle la mia analisi sui punti di cui sopra, da voi citati nell’inchiesta in questione:
1. se i coll. scol. sono più numerosi dei carabinieri la colpa non è certo dei coll. scol. ma forse di chi ha deciso che i carabinieri devono essere pochi. D’altronde se andiamo a vedere il numero dei giornalisti potremo vedere che, probabilmente per non dire sicuramente, sono anch’essi più numerosi dei carabinieri, e forse addirittura anche più numerosi dei coll. scol.
2. dire che ce n’è uno ogni 2 aule è enormemente scorretto e impreciso. Permettetemi di darvi l’informazione che avreste dovuto avere prima di dire tutte queste inesattezze che denotano da parte vostra o incompetenza o malafede (scegliete voi quale delle due è la meno peggiore). E’ evidente che non sapete (cosa molto grave per chi fa un’inchiesta, in quanto un’inchiesta, degna di questo nome, dovrebbe racchiudere – da parte di chi la fa – una completezza di informazioni da acquisire e successivamente da proporre, e non fare i giornalisti “copia-incolla” come, in questo servizio, avete dimostrato di essere) che oggi non si deve più parlare in termini di aule, ma in termini di spazi. Infatti nelle scuole non esistono soltanto le aule ma anche: uffici, laboratori, bagni, palestre, aule magne, atri, corridoi, scale, ecc. Tutti spazi che dovevano essere considerati nell’inchiesta in quanto a carico dei coll. scol. Ma se fossero stati inclusi, gli spazi per ciascun coll. scol. sarebbero aumentati e diventati consoni al lavoro per cui si è retribuiti, di conseguenza la notizia non avrebbe assunto le sembianze dello scandalo, cosa che volevate.
3. Su questo punto c’è subito da precisare che la cifra che pubblicate è tutta da dimostrare. Infatti secondo i dati del vostro servizio, i coll. Scol. Sarebbero 167.000, in media un coll. Scol. percepisce uno stipendio lordo di circa 1.300 – 1.400 euro, netto di circa € 1000 mensili, fate voi i conti e dimostrate che si arriva alla cifra da voi riportata. Inoltre mi sembra necessario che riguardo questo punto è opportuno che le ricordi (visto che chi ha svolto l’inchiesta sembra ignorarlo) che i coll. scol. debbono per forza avere un costo per lo Stato, essendo essi una categoria di dipendenti statali. Non mi risulta invece che i giornalisti – a parte quelli della RAI – lo siano, meno che mai quelli del quotidiano LIBERO da Lei diretto, eppure, da ricerche che chiunque può effettuare, è notorio che le testate giornalistiche (LIBERO compreso) godano di sovvenzioni da parte dello Stato, sovvenzioni enormi, che si possono tranquillamente definire spropositate.
Egregio Direttore, chi le scrive è sicuro che – vista la sua attenzione su tutto ciò che attiene l’argomento “sprechi di denaro pubblico” – provvederà a far svolgere alla sua redazione un’inchiesta sullo spreco di denaro pubblico che avviene attraverso i finanziamenti che le testate giornalistiche, in special modo la carta stampata, prendono dallo Stato e quindi dalle tasche dei cittadini. Il finanziamento ai giornali, tutto incluso, costa ai contribuenti circa 1 miliardo di euro l’anno (fonte: “La casta dei giornali”, Beppe Lopez, ed. Nuovi Equilibri/Stampa Alternativa). Le rammento che solo nel 2003 il quotidiano da lei diretto ha percepito dallo Stato 5.371.000 euro (fonte: “La casta”, Rizzo – Stella, Rizzoli editore). Il sottoscritto è oltremodo sicuro che farà svolgere quest’inchiesta, pubblicando magari i dati ufficiali del ministero addetto, dati ufficiali che – le ricordo - sono disponibili per chiunque. A meno che lei non voglia far pensare che, essendo voi giornalisti e quindi direttamente coinvolti, di questi sprechi non se ne debba parlare, e che è quindi meglio parlare degli sprechi (o presunti tali) che riguardano altre categorie, meglio ancora se sono le cosiddette categorie deboli, anche a costo di alterare – per usare un eufemismo – la realtà.
Mi permetta però, illustre Direttore, di nutrire forti dubbi sul fatto che produrrete un servizio giornalistico sul finanziamento da parte dello Stato verso i quotidiani della carta stampata, in quanto un’inchiesta del genere potrebbe far capire alla gente che la vera casta, colma di privilegi che pur essendo azienda privata si mantiene con soldi pubblici, siete voi.
Distinti saluti.
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