La vicenda della cosiddetta "guerra tra procure" ha avuto il suo punitivo epilogo con appariscente contorno di menzogne mediatiche sapientemente (ma molto poco in realtà, per chi si informa) servite su un piatto dato in pasto obbligato alla nostra amorfa italica società, nell'assoluto silente atteggiamento di chi decide di non informare della verità vera e preferice piegare il proprio essere a 90° aspettando con servile piacere che il padrone di turno ne stupri la dignità.
Nessuna parola da parte dei media sul fatto che la Procura di Salerno aveva tutti i legittimi diritti - secondo quello che stabilisce la Legge, la cui norma di riferimento è la L. n. 199 del 2003 - di fare quello che ha fatto nei confronti della Procura di Catanzaro. Nessuna parola sul fatto che Salerno da sette mesi chiedeva alcuni atti - ai fini dell'inchiesta che stava legittimamente conducendo - a Catanzaro, la quale continuava a negarli attraverso un ostruzionismo penoso e illegale. Nessuna parola sul fatto che Catanzaro, dopo che Salerno era andata a prendersi detti atti con una legittima perquisizione, mettendo a sua volta sotto sequestro gli atti e aperto una indagine su Salerno, commetteva una illegale ed illegittima azione di abuso di potere, in quanto non aveva nessuna titolarità nel poter indagare Salerno, avrebbe infatti dovuto rivolgersi a Napoli. Nessuna parola sul fatto che, dopo i proclami punitivi del ministro alfano, il tribunale del riesame di Salerno, al quale alcuni indagati si erano rivolti per l’annullamento del provvedimento di perquisizione e sequestro emesso dalla procura di Salerno, rigettava il relativo ricorso, affermando di fatto che Salerno non aveva commesso nessuna irregolarità o abuso nel compiere le azioni - compresa la perquisizione - di indagine nei confronti di Catanzaro. In sostanza, secondo il tribunale, l’impianto accusatorio approntato dai magistrati della procura di Salerno, con particolare riferimento alla qualificazione del fascicolo "Why not" quale "corpo del reato", è corretto. In altre parole, la cosiddetta "guerra tra procure" non è mai esistita.
Insomma, aveva ragione Salerno al 100%, e invece chi ha pagato? Chi è stato punito? Chi è stato schiacciato? Soprattutto chi aveva ragione. Soprattutto Salerno. In special modo attraverso il Procuratore capo Apicella e il magistrato Dott.ssa Gabriella Nuzzi. E la lettera, chiara, onesta, bellissima e per certi versi dolorosa che quest'ultima ha scritto all'ANM, assume l'efficacia di un pugno nello stomaco nei confronti dell'ANM appunto e dei suoi asserviti componenti.
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